AMMINISTRATIVE 2025: GENOVA E RAVENNA A SINISTRA, IL SEGNALE C’È.
Il primo turno delle elezioni amministrative 2025 consegna due risultati politicamente significativi: Genova e Ravenna passano al centrosinistra. Non si tratta di una rivoluzione nella geografia elettorale del Paese, ma di un segnale da non sottovalutare nel contesto nazionale.
A Genova, il centrosinistra torna a vincere dopo anni di assenza, riuscendo a costruire una candidatura competitiva in una città dove il centrodestra era sembrato ben radicato. A Ravenna, invece, si conferma una tradizione amministrativa consolidata. Due città, due storie differenti, ma un messaggio comune: la coalizione progressista può ancora essere contendibile e, in alcuni contesti, vincente.
Ciò che emerge è una dinamica favorevole per l’area progressista. Non tanto per la quantità di comuni conquistati – i ballottaggi sono pochi e molte grandi città non erano al voto – quanto per l’effetto psicologico e politico che questi risultati possono generare: la percezione, cioè, che il centrodestra non sia invincibile. In un Paese dove i sondaggi nazionali danno il Governo ancora ampiamente in vantaggio, si tratta di un elemento non trascurabile.
Tuttavia, questo slancio va gestito con equilibrio. La sfida, per il centrosinistra, sarà quella di capitalizzare il consenso in modo strategico, senza cedere alla tentazione della sovraesposizione o della polarizzazione su temi divisivi. La mobilitazione dell’elettorato critico verso il Governo può avvenire solo se accompagnata da una proposta concreta e credibile, più che da una contrapposizione ideologica.
In particolare, sarà importante evitare che temi delicati – come i diritti civili o sociali – diventino strumenti di irrigidimento dello spazio pubblico. In questa fase, più che segnali di identità, serve costruire terreno comune, intercettando le attese di un elettorato ampio, spesso disilluso o incerto.
A tutto questo, però, si aggiunge un dato di fondo sempre più preoccupante: l’astensionismo. Anche in queste amministrative, l’affluenza è calata sensibilmente in quasi tutti i comuni al voto. In molte città, non ha votato più della metà degli aventi diritto. Un segnale di disaffezione che attraversa tutto l’arco politico e che chiama in causa non solo le forze di opposizione, ma l’intero sistema democratico.
L’astensionismo, infatti, non è più solo una forma episodica di protesta o indifferenza: sta diventando un fattore strutturale della partecipazione politica in Italia. E se i segnali positivi per alcune aree politiche vanno colti, è altrettanto necessario interrogarsi su come ricostruire una relazione tra istituzioni e cittadini, tra voto e rappresentanza.
Infine, è bene ricordare che i risultati delle amministrative non sono automaticamente proiettabili sul piano nazionale. Ma in un ciclo politico in cui la percezione conta quasi quanto i numeri, la sensazione che “si possa vincere” può attivare dinamiche nuove. A patto che si lavori con metodo, visione e pragmatismo.
Redazione